Galileo all’Inferno

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Dance and video performance with 5 interactive platforms.
Progetto scenico e multimediale: Studio Azzurro Regia: Paolo Rosa Coreografia: Daniela Kurz Drammaturgia: Paolo Rosa ed Andrea Balzola Testi: Andrea Balzola Luci e fotografia: Fabio Cirifino Scenografia e Costumi: Frank Albert
Produzione esecutiva: Paola Tognazzi Sistemi Interattivi: Marco Barsottini e Lorenzo Sarti Musica originale: Tommaso Leddi Montaggio: Antonio Augugliaro Operatore: Rocco Cirifino Grafica: Daniele de Palma Computer hardware e software: Alberto Massagli, Emanuele Siboni. Tracking software: Alessandro Valli Assistenti:Mahnas Esmaili, Luigi Boccadamo, Federico Perrone.Relazioni pubbliche: Delphine Tonglet Coordinamento progetto: Reiner Bumke, 235 Media, Meike Ludwig. Danzatori in scena: Compagnia Aldes Danzatori nel video: Corinna Azzi, Andrea Valfre’, Valter Esposito, Simone Magnani, Fabio Ratti, Salvatore Giacomia, Antonella Marra.
Nato dalla collaborazione artistica tra il Balletto dell’Open Haus di Norimberga e lo Studio Azzurro di Milano e prodotto in una nuova versione per il teatro degli Arcimboldi con le coreografie di Roberto Castello, lo spettacolo «Galileo all’inferno» riporta un sorprendente, e poco noto, tentativo da parte di Galileo di coniugare il rigore matematico con l’immaginazione poetica e artistica. Infatti, nelle DUE LEZIONI ALL’ACCADEMIA FIORENTINA CIRCA LA FIGURA, SITO E GRANDEZZA DELL’INFERNO DI DANTE, del 1588, il fondatore del metodo sperimentale e della scienza moderna, ripercorre passo per passo il viaggio dantesco all’inferno cercando, sulla base dei «divini» versi di dare una descrizione razionale, matematica e geometrica dei gironi infernali e dei demoni che li abitano, calcolando misure e proporzioni di quei luoghi, dei giganti e infine dello stesso Lucifero. Così lo scienziato inaugura un’inedita dialettica tra scienza e fantasia, tra tecnica ed arte, tra matematica e poesia. Lo spettacolo prende spunto da questo intreccio tra arte e scienza per realizzare un viaggio simbolico con i linguaggi contemporanei della danza e delle immagini interattive. L’uso dei dispositivi interattivi consente ai danzatori di trasformare la scena in tempo reale con i loro movimenti, superando la tradizionale separazione tra corpo e scenografia, e si connette profondamente col principio di Galileo di una tecnologia che può estendere la dimensione percettiva dell’uomo, addirittura fino al punto di misurare un luogo «fantastico» e puramente immaginario come l’inferno di Dante. Lo spettacolo non è quindi un ritratto biografico, ma un itinerario visionario di Galileo all’Inferno, raccontato con i «moti dei corpi» coreografati dai danzatori della compagnia Aldes, con le proiezioni mutanti e interattive di Studio Azzurro, con frammenti verbali elaborati da Andrea Balzola da documenti e scritti galileiani, tutto musicato da Tommaso Leddi. La scena è concepita come un organismo metamorfico, dove, in un progressivo passaggio tra macrocosmo e microcosmo, i corpi dei danzatori sono come emanazioni del pensiero di Galileo e interagiscono con le videoproiezioni, disegnando una «cosmogonia antropomorfa».
Al termine della rappresentazione, in una visione del tutto inedita, Studio Azzurro inviterà gli spettatori a salire sul palco dove saranno allestiti tre ambienti immersivi ispirati al pensiero di Albert Einstein. Attraverso questi dispositivi, il visitatore è invitato a scoprire il legame tra lo spazio ed il tempo, il ritardo con il quale perviene sulla terra la luce solare, la deformazione dello spazio tempo in presenza di massa, l’espansione multicentrica delle galassie.
Questa particolare scenografia digitale sarà anche l’occasione per introdurre un frammento della ricerca che Studio Azzurro, in collaborazione con l’Università di Augsburg porta avanti nell’ambito del progetto europeo CALLAS . Oltre alla tecnologia di computer vision di cui si avvale lo spettacolo, le immagini della specifica installazione » Galassie» verranno trasformate grazie ad una tecnologia capace di distinguere l’emotività nella voce del pubblico.

Prodotto da Open Haus Norimberga e Studio Azzurro